La compravendita immobiliare è uno dei contratti che meglio si configura quale punto di incontro di interessi economico-giuridici antitetici.

Il venditore è portatore di un interesse essenzialmente economico, che risulta dalla struttura complessiva dello schema contrattuale e dalla maggiore parte dei casi pratici: in pratica deve farsi pagare il prezzo prima o contestualmente all’atto, ovvero avere adeguate garanzie di ricevere il pagamento successivamente; il compratore, al contrario, è portatore di un interesse di tipo essenziale: procurare un’abitazione per  fare così fronte ad un’elementare esigenza di vita ovvero che corrisponda ai suoi obiettivi di finanziamento.

In tale ottica possono pertanto essere esaminate le conseguenze della predilezione dell’una o dell’altra tesi nella ripartizione dei rischi o dei pesi economici e giuridici del contratto.

La disciplina codicistica in materia di compravendita immobiliare si presenta come una “parte”, peraltro neppure troppo ampia,  della disciplina della vendita: la giurisprudenza ha avuto modo di evidenziare non solo i punti deboli della disciplina ma anche le norme che offrono opportunità di evoluzione interpretativa.

L’aspetto di più recente emersione ed approfondimento è il  crescente coinvolgimento di discipline speciali: il contratto di compravendita, infatti, non si limita ad operare in ambito strettamente civilistico, poiché la sua operatività presuppone l’esame di aspetti amministrativi, urbanistici e fiscali.